Più una bugia è grossa più chi la racconta si avvale di mezzi pesanti per farla passare da verità. Nel caso della grande truffa della tessera del tifoso, i mandanti li conosciamo tutti, e i fiancheggiatori della prima ora sono stati i mass media. In particolare quelli (quasi tutti) che scrivono per interesse, non per amore della verità o per il nobile spirito di cronaca. Quali interessi è presto detto, basta andare a riprendere, in penultima pagina della Gazzetta dello Sport, la composizione del Consiglio di Amministrazione cui il maggior quotidiano sportivo nazionale fa capo. Certo non ci stancheremo mai di denunciare la disinformazione di un quotidiano che in data 14 marzo denuncia la tiratura di 344.301 copie. Un quotidiano tra i più letti d’Italia quindi. E ci fa pensare come uno dei vice direttori, non proprio uno qualunque della redazione, arrivi a scrivere pubblicamente e indelebilmente (scripta manent) certe panzane. L’esimio Ruggero Palombo si lancia in una spericolata semplificazione della tessera del tifoso. E semplificando, guarda caso, inventa o travisa (coscientemente, ne siamo certi) quasi tutto: “…è necessaria per andare a vedere in trasferta nel settore riservato agli ospiti…” vero, ma sei io non ho la tessera e voglio andare in un altro settore a mio rischio e pericolo NON LO POSSO FARE. “…è soprattutto necessaria per andare a vedere le partite soggette a restrizione, quelle cioè che l’Osservatorio del Viminale definisce a rischio (oggi davvero poche)…” qui c’è il vero capolavoro, che detto da uno al bar lo prenderesti per ubriaco, ma questo scrive sul maggiore quotidiano sportivo nazionale e c’è buona possibilità che la maggioranza di quelli che lo leggono gli credano senza verificare quello che dice. Non c’è bisogno, crediamo, di spiegare che da settembre 2011 il 100% delle trasferte è di fatto vietata ai non tesserati adducendo motivi di ordine pubblico. Poi Palombo, da paladino delle istituzioni: “non la chiamavamo schedatura prima, figurarsi adesso che la Fidelity consentirà ai club non di lucrarci sopra (come qualche società aveva fatto dando alla tessera una valenza di carta di credito obbligatoria)…”. Oh… e quali società signor Palombo? Magari la Fiorentina del signor Della Valle, a voi tanto CARO? E a suo tempo voi avevate sollevato questo problema? O avevate taciuto, da pecore? Nel nostro piccolo, dall’alto di un centesimo dei lettori del giornale del signor Palombo, continueremo a portare avanti una battaglia a tutto campo. Contro la tessera, certo, ma anche contro questi indegni che, approfittando del proprio ruolo, continuano a pensare di poterci riempire di cazzate a loro piacimento. E non sanno quanto si stanno sbagliando.


NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO!
