Portiamo alla vostra attenzione un articolo apparso sulla Gazzetta dello Sport martedì 27 agosto. Il titolo di quest’ultimo lascia poco spazio alla fantasia: “LA TESSERA DEL TIFOSO è inutile STADI E BUROCRAZIA: ADESSO I FATTI”. A scrivere non un giornalista, bensì Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B. Abodi dichiara:
“Mauro Del Bue nel suo intervento pubblicato domenica ha ammesso di aver sbagliato a votare la norma che prevedeva la nominatività del biglietto. Ma questo è stato lo strumento che ci ha consentito di impedire l’accesso agli impianti di migliaia di usurpatori del titolo di tifosi, restituendo alla vita interna degli impianti una crescente sicurezza. Piuttosto mi permetto di contestare l’utilità della Tessera del Tifoso, i limiti tecnologici nella certificazione in «tempo reale» del diritto di accesso di una persona, l’obbligo del documento per un bambino, il divieto – altro esempio emblematico – di entrare con un ombrello in stadi spesso scoperti. Il tema ha bisogno di fatti: impianti nuovi o ristrutturati, sicurezza, acquisto semplificato dei biglietti, politiche di fidelizzazione e servizi per i tifosi, comportamenti e linguaggi adeguati da parte dei protagonisti”.
Premesso che il livello di “crescente sicurezza” di cui parla Abodi, a nostro modo di vedere, sia dovuto esclusivamente ad una decrescente presenza di tifosi allo stadio in generale (ultras e non), non può passare inosservato il fatto che un presidente di Lega abbia descritto la Tessera del Tifoso come “inutile”. Si, ha usato questa esatta parola: inutile. Nel suo intervento, Abodi nomina Mauro Del Bue. Chi è costui? Del Bue è un ex deputato, ora assessore allo sport nel comune di Reggio Emilia. Perché viene tirato in ballo da Abodi? Semplice, lo stesso Del Bue dichiarava il 25 agosto:
“La Gazzetta dello Sport del 24 agosto, nell’articolo di Marco Iaria «Vai allo stadio? Auguri…», coglie nel segno. E individua nei biglietti nominativi la causa più significativa della disaffezione da stadio degli italiani. In tante occasioni si è voluto prescindere da questo aspetto, chiamando in causa l’obsolescenza degli stadi e l’invadenza delle tv. Credo anch’io, invece, che la difficoltà di acquistare un biglietto sia il fattore determinante che scoraggia gli sportivi a recarsi allo stadio. L’introduzione dei biglietti nominativi risale ai due decreti Pisanu del 2000 e del 2001, che ammettevano però l’istituto della deroga e l’esclusione dell’applicazione della norma per gli impianti inferiori ai 10 mila posti. Con il decreto Amato, convertito nel 2006, si è abolita ogni deroga e portata la capienza minima per i biglietti nominativi a 7.500 posti, ridotta poi sotto i 5 mila. Faccio autocritica per il mio voto, visto che a quell’epoca ero parlamentare, membro della commissione cultura e sport della Camera, ove sono stato il primo presentatore, nel 2007, della proposta sugli stadi, che ancora giace in Parlamento. Pensavo, dopo l’omicidio Raciti che, assieme a norme repressive, sarebbero state adottate, sullo stile del modello inglese, anche norme permissive, tali da responsabilizzare i tifosi. Stadi senza barriere, eliminazione delle gabbie per gli ospiti, e altro. Non si è fatto nulla. Oggi gli stadi italiani sono gli unici d’Europa desolatamente vuoti, con spazi inutilizzati e chiusi dalle questure, con prefiltraggi, filtraggi, tornelli, tessere del tifoso che sono necessarie non solo per abbonarsi, ma anche per recarsi in trasferta. Chi vuole comprarsi un biglietto prima della partita non può.”
Dopo essere stata definita inutile dal presidente di Lega Serie B, la Tessera del Tifoso, così come il biglietto nominativo, viene aspramente criticata da un ex – deputato (!!!) attraverso parole che sanno molto di mea culpa. E allora non possiamo non tornare con la memoria alle parole di Manganelli (capo di polizia scomparso il 20 marzo scorso) quando disse “L’adozione della normativa antiviolenza ha comportato delle forzature che personalmente mi pesano.” o alle dichiarazioni di Beretta (attuale presidente della Lega di Serie A): “La normativa causa difficoltà ai tifosi perbene che vogliono acquistare i biglietti, torniamo alla normalità”.
Insomma, negli ultimi mesi sono state numerose le voci che si sono alzate contro la Tessera del Tifoso e contro l’iter burocratico – tecnico davanti al quale si trova il tifoso ogni qualvolta desidera recarsi allo stadio, in casa o in trasferta. Voci di persone che difficilmente avremmo immaginato si potessero un giorno schierare contro questi provvedimenti repressivi creati in fretta e furia dopo la morte dell’ispettore Raciti. Eppure, eccoci qui, a leggere le loro dichiarazioni con i nostri stessi occhi. È proprio vero che il tempo è gentiluomo, e che la verità prima o poi viene a galla. Lo dimostra anche il fatto che la Gazzetta dello Sport, da sempre attiva nel sostenere le tesi del palazzo e delle istituzioni, abbia deciso anch’essa recentemente di imboccare la “strada della ragione” denunciando i limiti della Tessera e i danni che quest’ultima ha recato al calcio italiano (addirittura istituendo un blog, sul loro sito, con testimonianze dei tifosi ed approfondimenti che mirano a “sensibilizzare le istituzioni e favorire un percorso teso a snellire le procedure burocratiche per l’accesso agli impianti calcistici”, il blog è visibile al seguente link). Ci avreste mai creduto?
Ora che la verità è sotto gli occhi di tutti ci chiediamo quando, con i fatti, qualcuno metterà la parola fine a questo scempio che dura ormai da troppi anni. Come? Magari iniziando da quell’agenda (composta da cinque semplici punti e visibile al seguente link) che noi stessi avevamo stilato e reso pubblica diversi mesi fa. Basta stadi grigi, basta gradoni desolatamente vuoti. Bisogna agire, “tornale alla normalità”. È giunta l’ora di riportare i tifosi italiani allo stadio.
Articoli in versione integrale
Clicca qui per leggere “Vai allo stadio? Auguri…Troppa burocrazia Comprare biglietti è quasi impossibile” di Marco Iaria
Clicca qui per leggere “Ho votato per i biglietti nominativi ora faccio autocritica: cambiamo” di Mauro Del Bue
Clicca qui per leggere LA TESSERA DEL TIFOSO è inutile STADI E BUROCRAZIA: ADESSO I FATTI” di Andrea Abodi
