CHI SARÀ IL PROSSIMO ?…

È stato firmato, in data 22 giugno 2016, dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e i rappresentanti delle Associazioni che riuniscono i gestori delle discoteche e dei servizi di controllo delle attività di intrattenimento e spettacolo, un Accordo Quadro Nazionale finalizzato ad elevare le garanzie di sicurezza all’interno e in prossimità di tali esercizi. Tale accordo prevede anche l’introduzione di un “Daspo”, per tutti quei clienti riconosciuti come “pericolosi”.
Premesso che le informazioni su tale accordo sono per ora limitate, è chiaro il fatto che siamo dinnanzi ad una nuova “stretta” repressiva da parte del governo. Tempo fa abbiamo sentito parlare di “daspo di piazza”. Oggi si descrive un “daspo per locali pubblici”. Evidentemente le sperimentazione a livello di stadio ha dato i suoi frutti. Il daspo negli stadi ha (pare) funzionato e quindi giusto estenderlo anche alla società civile. Poco importa se, di fatto, il Daspo (prendiamo ad esempio quello “calcistico” che conosciamo meglio perché praticato da più tempo) limiti la libertà delle persone in assenza di una vera e propria sentenza, sulla base anzi di segnalazioni o “riconoscimenti” che definire dubbi è un eufemismo.
Daspo e restrizioni, divieti e controllo. Proprio vero, siamo in Italia, dove esiste un problema non troverete soluzioni o proposte sensate, ma solo ed esclusivamente “pugni duri”. Ci siamo abituati ormai, almeno noi, che siamo stati per decenni cavie di questa malata logica. Sono state proprio queste cavie spesso però ad erigersi, come un muro, per cercare di arginare (o quantomeno limitare) le onde repressive propagate dal Viminale. Vale la pena ricordare uno striscione esposto da tante curve oltre 15 anni fa: “Leggi Speciali: oggi per gli Ultrà, domani per tutta la città”. Quindici anni fa. Qualcuno, al tempo, ci aveva visto lungo..
Ci domandiamo ora quanto tempo passerà prima che, aprendo il giornale, ci troveremo davanti un articolo che parla di una nuova forma di Daspo, nuovo stupro di diritti e della costituzione. Questa volta a chi toccherà? Crediamo in tutta sincerità che nessuno, NESSUNO, possa ritenersi al sicuro.
Noi abbiamo (per anni) e stiamo tutt’ora portando avanti una battaglia, nel campo che ci compete, ben precisa, fatta di sacrifici, anche simbolica, ma che vuole essere un messaggio molto chiaro ai nostri interlocutori (e non solo): noi non accettiamo. Noi diciamo NO. No alla Repressione. No alla Tessera del Tifoso, NO alle ingiustizie, NO all’Articolo 9, NO a tutto lo schifo a cui abbiamo assistito in questi anni. Un NO fermo, forte, deciso. Esattamente come è giusto essere di fronte a chi ci vuole togliere la libertà.
Ultras Tito